Nuovi dettagli sul caso di Alessia Pifferi, la donna accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia di 18 mesi. Parla il vicino.
Proseguono le indagini sul caso di Alessia Pifferi, la donna accusata di aver lasciato morire di stenti sua figlia, Diana, di 18 mesi. Dopo le parole della sorella e il retroscena legato ad alcuni episodi di prostituzione da parte della donna al fine di fare regali al fidanzato, ecco nuovi dettagli relativi proprio a questo ultimo punto. A parlare è il suo vicino, Massimiliano Superchi, indagato per favoreggiamento alla prostituzione.
Alessia Pifferi si prostituiva con clienti forniti dal vicino
Il vicino di casa della Pifferi è indagato per favoreggiamento alla prostituzione dopo che la donna ha ammesso di aver ceduto a prestazioni a sfondo sessuale in cambio di soldi in almeno tre circostanze. In tal senso, al programma tv Rai ‘Ore 14’, l’uomo ha voluto chiarire la sua posizione.
“Alessia Pifferi una volta mi aveva chiesto soldi. Non lavorava, per forza quindi aveva bisogno di soldi”, ha subito tenuto a precisare Superchi. “Mi hanno dato lo sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento. Io con lei ci scherzavo perché la conoscevo da venti anni e passa: è qualcosa che non ha senso”, ha aggiunto ancora l’uomo.
“Non ho mai visto un centesimo. Ha ammesso lei di aver avuto per tre volte rapporti sessuali a pagamento. Mi ha chiesto se conoscevo qualcuno. Le ho detto di sì e le ho detto: ‘Fai quello che devi fare’. Poi vengo accusato del reato di sfruttamento della prostituzione”.
I regali al compagno
Come la stessa Alessia aveva spiegato in tribunale, sarebbero stati almeno tre i casi di prostituzione atti a trovare i soldi necessari per fare dei regali al compagno dell’epoca.
La donna voleva stupire l’ex con un giro in limousine con la speranza di ricevere, durante l’ipotetica serata, una proposta di matrimonio.
Questa situazione di instabilità e lo stress nel rapporto con l’uomo avrebbero “generato in lei periodo di fatica e vuoto e questo ha rafforzato la sua instabilità, non consentendole di avere comportamenti adeguati”, stando allo psichiatra Marco Garbarini, consulente della difesa.